WILL HUNTING - GENIO RIBELLE
«La fiducia è molto importante in un rapporto, è molto importante anche in una situazione clinica. Perché la fiducia è il fattore più importante per operare una breccia nel paziente? […] Se il paziente non arriva a fidarsi di te, non sarà mai sincero con te. E allora non serve a niente che venga in analisi».
Sean Maguire (Robin Williams) in Will Hunting – Genio ribelle di Gus Van Sant
Nel mondo si è diffusa la fiducia sull’esito favorevole dei fattori chiave dell’economia. A partire dall’accordo commerciale tra Washington e Pechino. L’agenzia asiatica Xinhua ha infatti segnalato ulteriori sostanziali progressi nella trattativa tra il vice-premier cinese Lie He e il segretario del Tesoro statunitense Steve Mnuchin. Inoltre Donald Trump sarebbe intenzionato a chiudere l’accordo il prima possibile, per evitare di arrivare alle prossime elezioni del 2020 con i mercati in agitazione.
C’è fiducia anche sulle iniziative di politica economica della Cina. Gli operatori pensano che inizieranno a sortire effetti di stimolo alla domanda interna già nel secondo semestre. Il pensiero, in particolare, è rivolto al taglio delle tasse che entrerà in vigore nelle prossime settimane, come hanno confermato le autorità di Pechino. Al momento è escluso un ricorso a un più elevato deficit per sostenere l’allargamento nella spesa pubblica, strumento considerato utile solo nel breve termine ma che non risolverebbe le questioni strutturali.
E la fiducia non manca nemmeno sulla spinosa questione della Brexit, nonostante la nuova brutta figura di Theresa May. Il 12 marzo, infatti, il parlamento britannico ha bocciato anche la seconda proposta di accordo presentata dalla premier (i deputati a favore sono stati 242, quelli contrari 391). Adesso i riflettori sono accesi sul Consiglio europeo del 21-22 marzo, che dovrà accettare o meno la richiesta di rinvio presentata dal Regno Unito in seguito al flop di Theresa May. Perché i mercati sono fiduciosi? Tutti sanno che una hard Brexit o un no-deal non converrebbero a nessuno. Per questo è probabile che l’Unione Europea sarà “clemente” e accetterà di rinviare la data di uscita dei britannici per trovare una soluzione di compromesso.
Gli investitori sono fiduciosi, seppure con un po’ di cautela, anche sulle future scelte della Federal Reserve, che si riunirà tra il 19 e 20 marzo. Nessuno si aspetta particolari sorprese sul costo del denaro negli Stati Uniti: la politica della banca centrale dovrebbe rimanere “soft”, in linea con le ultime dichiarazioni del presidente Jerome Powell. L’appuntamento è comunque considerato importante dagli operatori, perché ci sarà anche una verifica sullo stato di salute dell’economia Usa. Verranno infatti diffuse le nuove stime sulla crescita del Prodotto Interno Lordo. Nei prossimi giorni, inoltre, si riuniranno anche la Banca d’Inghilterra e la Banca Nazionale Svizzera.
In Germania l’argomento del momento è quello legato alla fusione tra Commerzbank e Deutsche Bank. I rumors si fanno sempre più insistenti e, nel fine settimana, le indiscrezioni sono state confermate dai vertici dei due istituti. Anche se è stato precisato che non vi è certezza sull’esito dell’operazione.
Per quanto riguarda l’Italia, Moody’s sembra avere ancora un minimo di fiducia nel Paese. L’agenzia americana ha infatti lasciato invariato il rating a Baa3 con otulook stabile. Era un giudizio atteso perché un ulteriore taglio avrebbe portato l’Italia al cosiddetto livello spazzatura. Alcuni fondi sarebbero stati quindi costretti a vendere i titoli di Stato presenti nei loro portafogli, facendo così salire lo spread Btp-Bund e aumentando il costo degli interessi da pagare sul debito pubblico. Il prossimo verdetto, quello di S&P, è atteso per fine aprile.
Intorno a Boeing, invece, la fiducia manca. In seguito dell’incidente del velivolo 737 Max, caduto il 10 marzo in Etiopia con 157 persone a bordo, il titolo continua a registrare forti vendite. Diverse compagnie aeree potrebbero rinunciare al modello coinvolto nello schianto. Le indagini sulle dinamiche dell’accaduto, comunque, sono ancora in corso, e solo nelle prossime settimane si potranno avere dettagli maggiori.
La fiducia scarseggia anche in merito alle trattative tra Donald Trump e Kim Jong-un per il disarmo nucleare. Secondo l’agenzia russa Tass, la vice ministro degli Esteri coreana Choe Son-hui ha detto: «Non abbiamo nessuna intenzione di fare delle concessioni alle richieste degli Stati Uniti presentate al summit di Hanoi e ancora meno vogliamo portare avanti negoziati di questo tipo». Il dittatore coreano dovrebbe fare presto un annuncio in merito. L’ipotesi è che Pyongyang possa addirittura riprendere i suoi test missilistici che, negli ultimi mesi, erano stati sospesi. Ma, nonostante la brutta piega che hanno preso le trattative, gli operatori sono fiduciosi che non ci saranno particolari ripercussioni sui mercati.