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THE GIVER

The Giver (Jeff Bridges): «Tra il modo in cui le cose sembrano e quello in cui le cose sono c’è grande differenza.»

Citazione tratta da The Giver, film del 2014 diretto da Phillip Noyce.

Come dice the Giver nel film di Phillip Noyce, c’è una grande differenza «tra il modo in cui le cose sembrano e quello in cui le cose sono». E per fare investimenti strategici è appunto necessario non lasciarsi ingannare dalle apparenze, bensì capire come stanno le cose realmente. Ma è un mestiere difficile, soprattutto quando si tratta di intuire cosa succederà in futuro: nessuno ha la sfera di cristallo, ma si possono fare previsioni attendibili (per quanto possibile) se si analizzano i fenomeni – dall’andamento dell’inflazione alle tensioni geopolitiche – non per ciò che sembrano ma per ciò che sono.

Ed è proprio quello che ha cercato di fare la Federal Reserve, per capire la situazione presente e le potenziali conseguenze nel corso del 2022, così da predisporre una politica monetaria adatta alle circostanze. «Presto sarà appropriato» alzare i tassi di interesse, ha affermato l’istituto nei verbali della riunione del 25 e 26 gennaio, pubblicati di recente. Dalle minute è inoltre emerso che molti funzionari della banca centrale ritengono che la velocità dei rialzi sarà maggiore di quanto stimato in precedenza: «Se l’inflazione non scende come previsto, potrebbe essere appropriato rimuovere la politica accomodante più velocemente di quanto anticipato».

In aggiunta, i componenti del comitato della Fed (FOMC) «hanno rilevato che i dati recenti hanno continuato a superare in maniera significativa gli obiettivi», e che il forte rialzo dei prezzi sta persistendo più a lungo di quanto ipotizzato in precedenza, anche a causa degli squilibri di domanda e offerta collegati alla pandemia e alle riaperture dell’economia. «Tuttavia - si legge nelle minute - i banchieri centrali hanno sostenuto che l'alta inflazione si è allargata oltre i settori più direttamente coinvolti da questi fattori, sostenuta in parte dalla forza della domanda dei consumi».  

Dunque, i tassi della Fed sono attualmente compresi tra 0-0,25%, ma come cambieranno nel 2022? Le principali banche di investimento globali hanno elaborato delle stime, riportate da Reuters. Per JP Morgan vi saranno sette rialzi dei tassi di 25 punti base (pb) rispetto ai cinque precedenti, per un totale di 175 pb di inasprimento quest’anno. Secondo Morgan Stanley, invece, la Fed approverà sei incrementi di 25 punti base; la banca ha così modificato le previsioni, che prima erano orientate verso un inasprimento di 125 pb tramite quattro rialzi di 25 pb.

Anche UBS ha voluto dire la sua: inasprimento di 150 pb quest’anno tramite sei movimenti consecutivi da marzo a novembre. Per Goldman Sachs, vi saranno sette aumenti consecutivi dei tassi di 25 punti base nelle riunioni del Federal Open Market Committee del 2022, da una precedente aspettativa di cinque aumenti.

E per quanto riguarda la BCE, è possibile discernere il modo in cui le cose sembrano dal modo in cui sono? Questo mese, durante la sessione plenaria del Parlamento Ue, Christine Lagarde ha presentato il rapporto annuale della Banca centrale.  La numero uno dell’Eurotower ha spiegato che l’istituto resta «impegnato ad ottemperare al suo mandato relativo alla stabilità dei prezzi» e che «l’obiettivo è un tasso di inflazione del 2% nel medio termine. Per raggiungerlo, agiremo al momento giusto».

Lagarde ritiene necessaria della flessibilità, ma «un aumento del tasso non ci sarà prima della conclusione degli acquisti netti di titoli. Qualsiasi aggiustamento della nostra politica sarà graduale». Da tenere a mente: il Pepp (il Programma di acquisti di titoli per controbilanciare la crisi pandemica) non verrà dismesso prima di fine marzo. La banchiera ha poi sottolineato che ci sarà «un’inflazione ancora alta nel breve periodo», ma è convinta che scenderà già nel corso del 2022, ritenendo quindi di non dover intervenire immediatamente; tuttavia, alcuni membri della Bce vorrebbero una politica più stringente in stile Fed. Ma la situazione in Europa, secondo Lagarde, non è la stessa degli Usa. Soprattutto pesa l’incertezza sulla ripresa, che è stata solida fino ad ora, ma potrebbe essere fortemente impattata dalle tensioni geopolitiche e dal prezzo dell’energia. Insomma, fare previsioni che sono giuste (e non che sembrano giuste) è un duro mestiere, quello che è certo è che le prossime mosse della BCE saranno attentamente monitorate dagli investitori.

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