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F COME FALSO

“L’arte è una menzogna che ci fa capire la verità”È bello, disse il diavolo alle spalle di Adamo. Ma... è arte?

Un amico di un altro amico una volta mostrò a Picasso un Picasso. “No è un falso” rispose il pittore. Lo stesso amico si procurò un altro presunto Picasso e Picasso disse che anche questo era un falso. Se ne procurò un altro ma

anche questo era falso, disse Picasso. “Ma Pablo”, replicò l’amico “ti ho visto con i miei occhi mentre lo dipingevi.” “Posso dipingere un Picasso falso al pari di chiunque altro”, rispose Picasso.

Le nostre opere nella pietra, sulla tela o nella stampa, di rado vengono risparmiate per qualche decennio, o per un millennio o due, ma alla fine ogni cosa viene annullata dalla guerra, o si cancella nell’ineluttabile cenere universale. Trionfi e inganni, tesori e falsi. È la realtà della vita: dobbiamo morire. Ma siate allegri: dal passato vivente ci giungono le grida degli artisti morti, tutte le nostre canzoni verranno messe a tacere, ma cosa importa? Continuiamo a cantare. Forse il nome di un uomo non è poi così importante. Molte sono le ostriche, ma le perle sono rare.

Citazioni dal film: “F come Falso, Verità e Menzogne” di Orson Welles .

Il film, interpretato dallo stesso Orson Welles, è una lunga riflessione sul rapporto che esiste tra la verità, l’arte e la menzogna. La pellicola nasce da una co-produzione franco-tedesca-iraniana sotto la regia di un americano, Orson Welles. Uno schema che ricorda molto il trattato che sotto Obama ha portato agli accordi con l’Iran. Stop immediato alla costruzione della bomba nucleare ma molta incertezza sul futuro.
 Meglio ottenere qualcosa subito, era il motto di allora. Ora la regia cambia e Donald Trump alza la posta: cambio dei trattati.

Chi ha ragione, Obama o Trump? L’Iran davvero starebbe sottobanco finanziando terroristi o è la solita retorica. Verità o falsità, oggi non è questo il problema. E forse non lo è mai stato. L’unica cosa importante è l’arte di costruire verità e falsità, creando attorno a sè il sostegno internazionale. L’Iran sembrava a un passo da una fase di normalizzazione. Grazie alla fine dell’embargo pluriennale, oggi l’Iran riesce a produrre oltre 2,5 milioni di barili al giorno, il doppio di quel che pompava quando le sanzioni erano in vigore. Il Paese è il terzo produttore Opec, ma anche all’interno dell’associazione, non ha molto amici per via delle forti contrapposizioni tra sciiti e sunniti. Ora il fronte Iran si fa sempre più caldo, con gli Usa che hanno inaugurato l’ambasciata in Israele che celebrava i 70 giorni dalla nascita. Risultato 55 palestinesi uccisi e 2.400 feriti. Il Medioriente non la Corea del Nord e nemmeno la Cina è un pantano non se ne esce da decenni. Ma i riflessi in Borsa sono limitati. Gli scambi con l’Iran non sono nemmeno mai stati menzionati.

La Borsa lo sa, i mercati, temono passi falsi di Trump ma si concentrano su un’altra opera d’arte della diplomazia: la “ritrovata” amicizia con la Cina. Le due superpotenze sembrano voler sotterrare l’ascia della guerra commerciale. Oggi arriva a Washington il vice premier cinese Liu He, primo consigliere del presidente Xi Jinping in materia economica. Nella capitale statunitense incontrerà una delegazione guidata dal segretario al Tesoro, Steven Mnuchin.

Ci potrebbero essere la basi per la firma di un accordo di collaborazione, in quanto nelle ultime ore sono arrivati segnali di distensione. Trump, ieri su Twitter, ha scritto che sarà rivista la posizione di ZTE, colosso cinese dell’alta tecnologia finito nella lista nera qualche tempo fa per aver avuto rapporti con Iran e Corea del Sud. Secondo indiscrezioni, le autorità cinesi di sorveglianza, avrebbero riavviato l’iter per l’approvazione dell’acquisto della cinese Nxp Semiconductor da parte della statunitense Qualcomm. Inoltre Il 25% dei fornitori di Zte è americana con un fatturato di 2/3 miliardi all’anno.
Si normalizzano i rapporti tra Cina e Usa e prosegue anche il ritorno alla realtà del mondo dei bond, con forti vendite sul decennale tedesco, il cui rendimento sale a 0,60%, da 0,55% di venerdì. Il BTP tratta a 1,91%, da 1,87% di ieri. Il governatore della banca centrale della Francia, Francois Villeroy de Gahau ha dichiarato che per il rialzo del costo del denaro, nella zona euro, ci sarà probabilmente da aspettare qualche trimestre, ma non anni. L’arte delle parole.

Sempre sul fronte tassi, e stavolta non è falsità, il cinque anni governativo Usa rende solo 25 punti base in meno del trentennali. L’appiattimento della curva dei tassi è una realtà ed è sempre stata foriera di cattive notizie.

L’euro si apprezza ancora su dollaro a 1,196. Cade un’altra volta il peso dell’Argentina, a 24,7 su dollaro, nuovo record.

La valuta statunitense guadagna il 6%. Oggi il Fondo Monetario Internazionale ha detto che la trattativa, in vista di un possibile intervento a sostegno dell’economia argentina, prosegue: del tema si parlerà venerdì nel corso della riunione del consiglio di amministrazione dell’organizzazione. Secondo alcuni la banca centrale dell’Argentina sarebbe intervenuta per provare a sostenere la valuta, senza alcun risultato.

L‘arte della menzogna ci fa capire la verità. L’attacco Usa alla Cina nascondeva nuovi accordi. Ora tocca all’Iran, mentre il caro greggio aiuta lo shale gas Usa. Anche le trimestrali Usa sono un’opera d’arte, quasi tutte sopra le attese. Se è un’arte guidare un’azienda globale, dribblando dazi e tensioni internazionale, la verità è dietro i numeri che non sanno come mentire.Lì deve guardare un gestore.

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