COSA MI LASCI DI TE
Jeremy Camp (Keneti James Fitzgerald Apa): «Voglio che tu sappia che in qualunque caso, in qualunque circostanza, io sarò con te! Ogni passo, ogni momento sarò con te! Ci sono e sono pronto a tutto!»
Citazione tratta da Cosa mi lasci di te (I Still Believe), film del 2020 diretto da Andrew e Jon Erwin.
I mercati vorrebbero sempre sentire dalle banche centrali le parole di Jeremy Camp, ovvero che «in qualunque caso, in qualunque circostanza» saranno presenti e pronte a tutto. Un discorso che diventa ancor più fondamentale nel periodo attuale, dove gli interventi delle istituzioni svolgono un ruolo di primo piano per mitigare gli effetti della pandemia.
Arriviamo così alla Banca centrale europea, che la settimana scorsa ha deciso di mantenere l’attuale politica espansiva senza grandi variazioni, anche se alcuni operatori avrebbero voluto un ulteriore ampliamento della strategia accomodante. L’istituto guidato da Christine Lagarde, comunque, ha fatto sapere che – proprio come Jeremy Camp – c’è ed è pronto a tutto.
In particolare, il Board ha confermato il livello dei tassi di interesse, i quali restano a zero per le operazioni di rifinanziamento principale e allo 0,25% per le operazioni marginali. La Bce ha sottolineato che si manterranno su questo livello «finché non si vedranno le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo ma inferiore al 2%». L’istituto ha inoltre ribadito l'attuale dimensione del programma di acquisto titoli per l’emergenza pandemica (PEPP) che ha una dotazione finanziaria totale di 1.850 miliardi di euro; il piano andrà avanti almeno fino a marzo 2022 e, in ogni caso, finché non sarà conclusa la fase critica dovuta all’impatto del coronavirus.
«Se le condizioni di finanziamento favorevoli possono essere mantenute mediante flussi di acquisti di attività che non esauriscono la dotazione del PEPP – ha sottolineato Christine Lagarde leggendo il testo del comunicato di fine meeting – non sarà necessario utilizzare appieno la dotazione. Allo stesso modo, la dotazione può essere ricalibrata, se richiesto, per preservare condizioni di finanziamento favorevoli che contribuiscano a contrastare lo shock negativo della pandemia sul profilo dell'inflazione».
Infine, la Bce ha confermato anche il piano di Quantitative easing (PAA) da 20 miliardi al mese, che sarà mantenuto «finché sarà necessario per rafforzare l’impatto di accomodamento dei suoi tassi di riferimento», e le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT-III), considerate uno strumento importante «a sostegno del credito bancario alle imprese e alle famiglie».
Passando agli Stati Uniti, il presidente Joe Biden, insediatosi la settimana scorsa, ha fatto sapere ai cittadini che c’è ed è pronto a tutto per sostenere le famiglie e le imprese americane. Il neo-inquilino della Casa Bianca ha infatti preparato un piano da far approvare al Congresso in tempi brevi, affermando che i soldi dei contribuenti saranno usati «per ricostruire l'America». Innanzitutto, sono previsti aiuti immediati per circa 1.900 miliardi di dollari. Di questi fondi, 1.000 miliardi andranno a forme di sostegno per i cittadini, 160 miliardi per le vaccinazioni e i test, 440 miliardi per le imprese e 350 miliardi per gli Stati e i governi locali. Biden, inoltre, ha proposto un aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora, con l’obiettivo di «sollevare dalla povertà 12 milioni di americani». Ma il pacchetto non si ferma qui: sono previsti nuovi assegni alle famiglie, nonché il potenziamento dei sussidi di disoccupazione e dei crediti d’imposta.
Tuttavia, il presidente ha sottolineato che si tratta di un primo passo necessario ma, da solo, non basterà. Infatti, a tale piano dovrebbe seguire nei prossimi mesi un ulteriore e più ambizioso stimolo, con ingenti risorse da investire nella transizione energetica e nelle infrastrutture, che sarà probabilmente finanziato tramite maggiori imposte sui grandi redditi.
Guardando alla Cina, che è stata pronta a tutto per mitigare gli effetti del Covid-19 sull’economia, bisogna evidenziare i risultati del Prodotto interno lordo. Il colosso asiatico ha infatti evitato la contrazione del Pil, confermando la ripresa iniziata dopo i lockdown del primo trimestre. In particolare, secondo i numeri diffusi dall'Ufficio Nazionale di Statistica, la Cina ha registrato una crescita annua del 2,3% nel 2020 e del 6,5% nell'ultimo trimestre dello scorso anno rispetto allo stesso periodo 2019.