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C’ERA UNA VOLTA IL WEST

Morton: Secondo te era proprio necessaria quella strage? Ti avevo detto solo di spaventarli.

Frank: Chi muore è molto spaventato.

Ti mando giù a Yuma, Cheyenne. C'è una prigione molto più moderna lì: con più muri, più sbarre, più guardie. Dopo i primi vent'anni ti piacerà, vedrai.(Sceriffo).  

Ho visto tre spolverini proprio come questi tempo fa. Dentro c'erano tre uomini. E dentro agli uomini tre pallottole. (Armonica) 

La calma è la prima qualità per un uomo d'affari. (Armonica)

Tratto da “C’era una volta il west” di Sergio Leone.

Luci spente in Usa. Lo shutdown più lungo di sempre nella storia americana è arrivato al 24esimo giorno. All’orizzonte non si scruta la fine. Il presidente Donald Trump e gli avversari democratici sono ai ferri corti. Ma il problema è un altro, il malcontento tra le file degli stessi repubblicani. Risultato? La popolarità del presidente americano nei sondaggi crolla al 42 per cento.

Tutti i politici e lavoratori si stanno chiedendo se era davvero necessario arrivare a tanto per costruire un muro da 5,7 miliardi con il Messico. Trump infatti non firma la legge di bilancio se non vengono approvare le spese per il muro.

Al di là della fede politica, gli americani sono molto concreti: il blocco del governo costa 1,2 miliardi alla settimana all’economia americana. Tra quindici giorni il conto arriverà a sei miliardi e supererà la somma richiesta per il muro.

In questo scenario il rischio di una recessione economica è schizzato ai livelli massimi da sei anni. Secondo gli economisti, sentiti in un sondaggio Bloomberg, ci sono il 25% di probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi per la prima potenza mondiale. Le agenzie di rating hanno già lanciato i loro allarmi sul rischio di perdita della tripla A per il debito Usa.

Giudici, ingegneri della Nasa, gli addetti alle previsioni del tempo, i colletti bianchi della Sec (Authority di mercato) addetti ai musei, zoo, si parla di oltre 800mila dipendenti statali che venerdì non hanno ricevuto lo stipendio. La situazione comincia a essere complicata. Altri 420mila statali nei servizi pubblici essenziali invece continuano a lavorare senza essere pagati.

In Usa in molti si chiedono se arrivare fino a qui fosse davvero necessario. Morton : Secondo te era proprio necessaria quella strage? Ti avevo detto solo di spaventarli.

Frank: Chi muore è molto spaventato.

Wall Street è già alle prese con i timori di un’economia che batte in testa, una politica monetaria restrittiva e un clima ancora incerto sul fronte del commercio internazionale, che aveva già innescato la marcia, ora rivista, del rialzo dei tassi.

Anche dall’altra parte del mondo non arrivano indicazioni incoraggianti. Pechino ha registrato un forte calo delle esportazioni a dicembre, mentre nel 2018 le vendite di auto sono scese per la prima volta dal 1990. Immediata la reazione dei mercati sia in Asia che in Europa. L'avanzo commerciale della Cina con il mondo si è ridotto lo scorso anno a 351,76 miliardi di dollari in calo di oltre il 16% dal surplus di 422,51 miliardi del 2017 quando si era contratto del 17%, secondo i dati diffusi dalle Dogane. Le esportazioni totali cinesi nell'anno sono aumentate del 9,9% a 2.480 miliardi mentre le importazioni sono aumentate del 15,8% attestandosi a 2.140 miliardi.

Mercati con i fari puntati sullo yuan, la cartina al tornasole più affidabile per comprendere come potrebbero proseguire i negoziati Usa-Cina. Un deprezzamento dello yuan viene interpretato dagli operatori (e soprattutto dagli algoritmi automatici che operano in Borsa) come un possibile peggioramento dello stato dei negoziati e di conseguenza pone il mercato in modalità risk-off, scatenando anche massicce vendite sul petrolio. Venerdì la Banca cinese ha dichiarato che non tollererebbe ulteriori rivalutazioni dello yuan.

Anche il Vecchio Continente è a un bivio con l’economia tedesca cresciuta dell'1,5% nel 2018, il tasso più basso degli ultimi cinque anni depressa dal rallentamento mondiale del settore auto C’era una volta il West, ovvero l’occidente da solo che dettava il ritmo di crescita del mondo. Non è più così. La ferrovia e qualche pallottola in più, hanno spazzato via il vecchio west. Sui mercati sta per finire uno dei cicli economici più lunghi di sempre. Nelle fase di transizione come queste, anche nella gestione dei portafogli bisogna agire con decisione per freddare delle posizioni e immaginarsi come si uscirà da questo nuovo ciclo con Pil più debole. Chi saranno i vincitori e i vinti? Il settore auto potrebbe essere al centro di una profonda trasformazione, e il forte calo delle vendite non aiuta. Anche l’oil rischia di venire travolto. Per banche e assicurazioni la sfida sarà la competizione con i nuovi big di internet che puntano ad espandersi anche in questi settori. Come allora, l’unico modo per non perdere il treno è saltarci sopra, posizionandosi sulle aziende che innovano di più e che fra l’altro, dopo i recenti cali quotano a sconto. 

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